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23 ott 2017

Come non l'avete mai letta! Intervista ad Anna Premoli.

“…Scrivevo bei temi, riempivo pagine e pagine di diari, ma non sono mai andata oltre. Poi è arrivata la necessità di staccare la spina e di liberarmi dallo stress…”


Vincitrice del Premio Bancarella 2013, scrittrice di numerosi romanzi rosa famosi in tutta Italia e non solo, economista, moglie&mamma a tempo pieno. Anna Premoli è di certo una donna dalle tante sfaccettature e mi è sembrata la persona adatta per aprire la rubrica delle Interviste.
Siete curiose di sapere di cosa abbiamo parlato? Venite a leggere!





Come sta? È emozionata all’idea di essere intervistata?

In perfetto stile multitasking, confesso che sto rispondendo a queste domande mentre pranzo sul posto di lavoro. Perciò no, sono molto tranquilla. ;-)


Le chiedono spesso di fare interviste? Accetta sempre?

Ho fatto un discreto numero di interviste, in effetti. E a meno che il mio antispam non si sia mangiato troppe email, accetto sempre. La rapidità con cui rispondo non è leggendaria e me ne scuso, ma tutto dipende dalla volatilità di mercato e dagli arretrati che accumulo. Faccio del mio meglio, comunque.


Iniziamo con le domande vere e proprie; allora, Anna Premoli è il suo vero nome o uno pseudonimo per la vita da scrittrice?

E’ uno pseudonimo, anche se solo parziale, perché Anna (sarebbe Ana in croato, a voler essere puntigliosi) è effettivamente il mio nome e Premoli è il mio cognome da sposata. Quindi, sebbene non sia il cognome stampato sulla mia carta d’identità, io mi sento a tutti gli effetti la signora Premoli.


Cosa l’ha attratta così tanto dell’economia, al punto di farne la sua professione?

Mio padre è un economista e immagino che sentir parlare di certi temi in casa abbia solleticato la mia curiosità. Ne sono sempre stata affascinata, perché sin da piccolina ho avuto la distinta impressione che ci fosse qualcosa di “economico” in quasi ogni aspetto della vita. Se escludiamo quindi la mia primissima infanzia, quando andavo in giro a dire che avrei fatto la cantante lirica, sono sempre stata certa di voler studiare economia.


Se dovesse scegliere un lavoro di riserva, cosa farebbe? Scrittrice a parte, s’intende.

Farei l’avvocato o la fiscalista. Sono professioni che mi intrigano molto e per cui sento di avere anche una discreta predisposizione.


Quali sono le sue tre città preferite nel mondo e in quale di queste si trasferirebbe?

Per evidenti motivi professionali Londra e New York sono città in cui vivrei volentieri. Mi piace la loro dinamicità e l’atmosfera che si respira, sebbene molto diversa nei due casi. Se invece si parla di estetica, Venezia, Parigi e Firenze rimangono a mio avviso imbattibili.


La sua canzone preferita al momento?

Between The Bars di Elliott Smith.


Se le dessero la possibilità di avere un superpotere per 24h, quale sarebbe?

Credo volare. Come Superman, che alza un braccio e volteggia nei cieli. Deve essere una sensazione magica.


Sempre più spesso si vedono in giro bambini piccoli (dieci, undici anni) con in mano smartphone di loro proprietà che messaggiano su whatsapp, alcuni anche iscritti a Instagram o Facebook. Cosa ne pensa? Ritiene che sia un modo di stare al passo con i tempi o un bruciare le tappe?

Non lo so, ma da mamma di un bambino di quasi otto anni cercherò di ritardare il più possibile il momento in cui mio figlio avrà un cellulare tutto suo. E anche quando lo otterrà, sarà solo dietro ferreo controllo. I bambini sono appunti bambini e vanno seguiti con attenzione in questa strana epoca iper-connessa.

Pro o contro?

Pena di morte

Contraria


Legalizzazione delle droghe leggere

Confesso di essere poco preparata sul tema e prima di esprimere opinioni a riguardo dovrei documentarmi in maniera molto approfondita. Sono favorevole alla liberalizzazione per utilizzo terapeutico, perché ho seguito il tema in Canada, dove hanno quotato parecchie società produttrici in borsa e si è creato un interessante caso tra chi scommetteva sulle società e chi invece le shortava con convinzione.


Adozione da parte di coppie omosessuali

Favorevole. Non ne faccio una questione di coppie etero vs coppie omosessuali, perché esistono coppie etero a cui, in tutta sincerità, non affiderei nemmeno il gatto che non ho, figurarsi un bambino, ma di sensibilità e desiderio di crescere un essere umano nel modo migliore possibile. Al massimo mi interrogo sui casi di bambini nati da donatore (tema che riguarda comunque anche casi differenti dalle coppie omosessuali), perché credo che ognuno di noi abbia una naturale e inevitabile curiosità di sapere da dove viene, perché ha capelli biondi o gli occhi castani, da chi ha preso l’altezza e così via. Ma, di nuovo, dovrei andare molto più in profondità. Quando andrò in pensione (se mai la mia generazione riuscirà in una tale impresa), mi piacerebbe seguire un corso di psicologia per la terza età.


Numero chiuso in tutte le Facoltà, non solo in quelle mediche

Favorevole. In verità le facoltà che richiedono il superamento di un test sono numerose: basti pensare a ingegneria o a biotecnologia. Io ho frequentato a suo tempo la Bocconi, e per accedere al corso di laurea in intermediari finanziari ho dovuto superare il test che ha permesso solo a 300 di noi di entrare. Le regole del gioco mi erano chiare e la mia motivazione nel prepararmi è stata di conseguenza massima. Forse, quando si studia sodo per entrare in una facoltà fortemente desiderata, poi la motivazione per portare a termine con successo un certo percorso è maggiore di chi si ritrova iscritto a un’università senza nemmeno battere ciglio.










Preferisce...?

Rilassarsi o fare attività fisica
In momenti diversi, mi piacciono entrambe le cose


Mare o montagna

tendenzialmente mare, ma ho sempre amato la montagna d’inverno, essendo una sciatrice, senza contare che mio marito mi ha fatto scoprire anche l’amore per la montagna in estate

Scrivere a mano o a computer

A computer, sono molto più veloce


Pizza o sushi
Pizza. Non sono una grande amante del sushi


Inghilterra o Stati Uniti

Inghilterra preBrexit, ahimè…


Vacanze prenotate o on the road

Prenotate, o almeno ben pianificate. Sono una persona piuttosto organizzata, nel caso non si fosse capito. ;-)



Passiamo alle domande sul suo alter ego da scrittrice:

Cosa l’ha ispirata a tal punto da farla mettere al computer e iniziare a scrivere un libro?

La stragrande maggioranza delle persone che arrivano alla scrittura lo fanno con cognizione di causa. Gente che ha sempre scritto o sognato di scrivere. Io, francamente, non mi ero mai posta il problema. Scrivevo bei temi, riempivo pagine e pagine di diari, ma non sono mai andata oltre. Poi è arrivata la necessità di staccare la spina e di liberarmi dallo stress che comporta una professione come la mia, e mi sono trovata a scrivere. Ogni volta che termino la stesura di un romanzo c’è però sempre la stessa incredulità della prima volta, perché non mi è del tutto chiaro come ho fatto ad arrivare sin qui, con così tanti romanzi sulla mia libreria.


Lavora ai suoi libri con costanza o solo nel tempo libero, con l’ispirazione giusta? Avendo un lavoro impegnativo e una famiglia a cui stare dietro, non è davvero questione di ispirazione ma di tempo. Scrivo quando posso e cerco di essere il più produttiva possibile nel breve tempo che ho da dedicare alla scrittura.


Qual è il suo writing spot preferito?

Dove capita. Non sono “choosy”. Ho scritti romanzi interi direttamente sulla poltrona della sala. Purché abbia una buona colonna sonora di sottofondo, tutto il resto è un di più.


C’è una stagione in cui scrive meglio delle altre?

No, mi è indifferente. Ogni stagione ha i suoi vantaggi e svantaggi.


Spenderebbe due parole su Jennifer e Ian, i protagonisti di “Ti prego lasciati odiare”? Come li descriverebbe?

Come due zucconi destinati a trascorrere il resto dei loro giorni a scornarsi, sebbene con amore.


È rimasta colpita dal successo che ha avuto “Ti prego lasciati odiare”?

Sono rimasta così colpita che sono passati ormai cinque anni e io sono sempre piuttosto incredula. Davvero, non me lo sarei mai immaginata.


Personalmente, una delle sue storie che mi è piaciuta di più è stata “Come inciampare nel Principe Azzurro”. Perché ha ambientato la storia in Sud Corea?

Perché ho coltivato per tanti anni una certa passione per i drama coreani. Li guardavo con sottotitoli inglesi più di dieci anni fa, quando ancora non se li filava nessuno in Europa. Pian piano l’interesse è scemato quasi del tutto ma mi è rimasta una profonda conoscenza della società sud-coreana e ho voluto darle un senso che andasse oltre il mero poter scegliere un valido fondo di investimento specializzato in azioni coreane.


Ad un certo punto ha abbandonato il mondo degli adulti per scrivere una serie di storie ambientate all’università. Non a caso alla Bocconi (ride n.d.r). Come mai il cambio di fascia di età?

Mi sono detta: scrivi un romanzo finché hai ancora l’età giusta per ricordarti cosa sia stata l’esperienza universitaria! In effetti, più passano gli anni e più certi episodi si dimenticano…


Al momento abbiamo la storia di Seb e Lavinia e quella di Giada e Ariberto. Ma le amiche erano tre, giusto? Non vuole dare un lieto fine anche ad Alessandra?

Per il momento no, non credo che scriverò la storia di Alessandra. Seguo sempre l’intuito quando si tratta di scegliere cosa raccontare e direi che quel treno è ormai passato.


Alla base di “E’ solo una storia d’amore” c’è il dibattito fra chi dice che il romance è un genere e chi al contrario, lo considera a stento. Si è trovata in mezzo a una discussione simile e da lì è nato il libro? Se no, da dove ha preso l’ispirazione per quella storia?

Quando ho iniziato la stesura del romanzo non ero pienamente cosciente di volermi addentrare così in profondità nel tema. Si vede che l’aver sentito tante campane diverse sul romance mi ha spinto a maturare una mia opinione a riguardo e a volerla rendere concreta. Inoltre, mi sono sempre sentita piuttosto differente dall’idea di scrittrice rosa che ha la maggior parte della gente: sono concreta, con i piedi per terra, poco sdolcinata, senza contare che l’effetto leva di un warrant associato alla quotazione di una spacmi entusiasma molto più di quanto riuscirà mai a fare un Christian Grey.
Eppure scrivo storie d’amore.
Credo che aver messo nero su bianco questa storia abbia aiutato me per prima a liberarmi di certi pregiudizi su come debbano essere le scrittrici e le lettrici di rosa.


Il suo lavoro più recente è “Un imprevisto chiamato amore”. Perché qualcuno dovrebbe leggerlo? Non nel senso che è brutto (ride n.d.r.), suona male detto così. Nel senso, cosa cerco se leggo questa storia?

Quando si iniziano a raccontare storie si parte sempre da quello che si conosce meglio. Nel mio caso si trattava di ragazze in carriera, impegnate a bilanciare vita professionale e affettiva. Ma più si va avanti e più un autore ha la curiosità di andare al di là di quello che è la sua “comfort zone”. Il personaggio di Jordan, che parte affermando di volersi sposare per soldi, è esattamente questo: una specie di provocazione per chi, come me, crede molto nell’emancipazione femminile e nella necessità di avere più donne in settori chiave. Tante lettrici mi hanno scritto di sentirsi esattamente come Jordan, ovvero di essere ridotte a fare un lavoro che non le appaga, senza la convinzione di avere sul serio la forza necessaria per cambiare – da sole – la propria vita. Ecco, spero di aver dato loro un po’ di fiducia. Una piccolissima spinta verso quello che desiderano davvero. Trovo quindi che sia il romanzo ideale per chi abbia voglia di rimettersi in gioco e di dimostrare a se stesso che si può sempre cambiare.


Qual è il suo personaggio maschile preferito e perché?

Gli autori amano tutti i propri protagonisti, magari apprezzando caratteristiche differenti di ognuno. Dovendo proprio fare una scelta, diciamo che sulla carta subisco moltissimo il fascino di un testone come Ryan (Finché amore non ci separi), ma nella vita reale ho optato per il mio personale Sebastiano (L’amore non è mai una cosa semplice). Ebbene sì, anche in casa mia ci sono molti più computer che esseri umani e il server è una cosa stranissima appesa al muro che ha montato pezzo per pezzo la mia dolce metà.


Se potesse scambiarsi con una delle sue protagoniste, chi sarebbe e perché?

Mi piacerebbe moltissimo saper portare i tacchi alti come Kayla. Ogni tanto fingo che le mie scarpe rasoterra siano una scelta saggia, visto che sono molto alta, ma se fossi davvero in grado di zampettare per la città con un bel tacco lo farei molto volentieri.


Al momento sta lavorando a qualcosa di nuovo? Ci può anticipare qualcosina?

Ho terminato la stesura della storia di Julie, una delle amiche scrittrici di Laurel, e ora sto cercando di capire cosa farne di Alex e Norman. :-P

Per fortuna o per sfortuna stiamo giungendo al termine…

Qual è il suo motto?

Life is better when you’re laughing. ;-) (La vita è meglio quando stai ridendo – n.d.r)


Un consiglio che darebbe alle scrittrici emergenti?

Sembrerà paradossale, ma io consiglio sempre di non prendersi troppo sul serio. Né se stessi né i propri libri.


Un saluto alle sue lettrici….?

Mi mancano sempre un po’ le parole per esprimere a fondo la riconoscenza che sento verso chi mi segue con così tanto affetto. Siete speciali!!!

Grazie per averci dedicato un po’ del suo tempo. Sono davvero felice di avere avuto l’opportunità di poterla intervistare e che le sue seguaci abbiano l’occasione di leggere qualche curiosità su di lei e sui suoi libri.
Sperando di rivederla presto sugli scaffali delle librerie, anche noi dal blog la salutiamo.

Grazie del tempo che mi avete dedicato!


Allora ragazze, come potete vedere, la Premoli è stata più che disponibile a rispondere alle nostre numerosissime domande.
Spero che la prima intervista della rubrica vi sia piaciuta… chi avrò intervistato per il secondo appuntamento? ;) vediamo chi indovina!
Alla prossima! 

Marcella Ilardo  

*Prossimo appuntamento il 6 novembre.

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