“…Scrivevo
bei temi, riempivo pagine e pagine di diari, ma non sono mai andata
oltre. Poi è arrivata la necessità di staccare la spina e di
liberarmi dallo stress…”
Vincitrice
del Premio Bancarella 2013, scrittrice di numerosi romanzi rosa
famosi in tutta Italia e non solo, economista, moglie&mamma a
tempo pieno. Anna Premoli è di certo una donna dalle tante
sfaccettature e mi è sembrata la persona adatta per aprire la
rubrica delle Interviste.
Siete
curiose di sapere di cosa abbiamo parlato? Venite a leggere!
Come
sta? È emozionata all’idea di essere intervistata?
In
perfetto stile multitasking, confesso che sto rispondendo a queste
domande mentre pranzo sul posto di lavoro. Perciò no, sono molto
tranquilla. ;-)
Le
chiedono spesso di fare interviste? Accetta sempre?
Ho
fatto un discreto numero di interviste, in effetti. E a meno che il
mio antispam non si sia mangiato troppe email, accetto sempre. La
rapidità con cui rispondo non è leggendaria e me ne scuso, ma tutto
dipende dalla volatilità di mercato e dagli arretrati che accumulo.
Faccio del mio meglio, comunque.
Iniziamo
con le domande vere e proprie; allora, Anna Premoli è il suo vero
nome o uno pseudonimo per la vita da scrittrice?
E’
uno pseudonimo, anche se solo parziale, perché Anna (sarebbe Ana in
croato, a voler essere puntigliosi) è effettivamente il mio nome e
Premoli è il mio cognome da sposata. Quindi, sebbene non sia il
cognome stampato sulla mia carta d’identità, io mi sento a tutti
gli effetti la signora Premoli.
Cosa
l’ha attratta così tanto dell’economia, al punto di farne la sua
professione?
Mio
padre è un economista e immagino che sentir parlare di certi temi in
casa abbia solleticato la mia curiosità. Ne sono sempre stata
affascinata, perché sin da piccolina ho avuto la distinta
impressione che ci fosse qualcosa di “economico” in quasi ogni
aspetto della vita. Se escludiamo quindi la mia primissima infanzia,
quando andavo in giro a dire che avrei fatto la cantante lirica, sono
sempre stata certa di voler studiare economia.
Se
dovesse scegliere un lavoro di riserva, cosa farebbe? Scrittrice a
parte, s’intende.
Farei
l’avvocato o la fiscalista. Sono professioni che mi intrigano molto
e per cui sento di avere anche una discreta predisposizione.
Quali
sono le sue tre città preferite nel mondo e in quale di queste si
trasferirebbe?
Per
evidenti motivi professionali Londra e New York sono città in cui
vivrei volentieri. Mi piace la loro dinamicità e l’atmosfera che
si respira, sebbene molto diversa nei due casi. Se invece si parla di
estetica, Venezia, Parigi e Firenze rimangono a mio avviso
imbattibili.
La
sua canzone preferita al momento?
Between
The Bars
di Elliott Smith.
Se
le dessero la possibilità di avere un superpotere per 24h, quale
sarebbe?
Credo
volare. Come Superman, che alza un braccio e volteggia nei cieli.
Deve essere una sensazione magica.
Sempre
più spesso si vedono in giro bambini piccoli (dieci, undici anni)
con in mano smartphone di loro proprietà che messaggiano su
whatsapp, alcuni anche iscritti a Instagram o Facebook. Cosa ne
pensa? Ritiene che sia un modo di stare al passo con i tempi o un
bruciare le tappe?
Non
lo so, ma da mamma di un bambino di quasi otto anni cercherò di
ritardare il più possibile il momento in cui mio figlio avrà un
cellulare tutto suo. E anche quando lo otterrà, sarà solo dietro
ferreo controllo. I bambini sono appunti bambini e vanno seguiti con
attenzione in questa strana epoca iper-connessa.
Pro
o contro?
Pena
di morte
Contraria
Legalizzazione
delle droghe leggere
Confesso
di essere poco preparata sul tema e prima di esprimere opinioni a
riguardo dovrei documentarmi in maniera molto approfondita. Sono
favorevole alla liberalizzazione per utilizzo terapeutico, perché ho
seguito il tema in Canada, dove hanno quotato parecchie società
produttrici in borsa e si è creato un interessante caso tra chi
scommetteva sulle società e chi invece le shortava con convinzione.
Adozione
da parte di coppie omosessuali
Favorevole.
Non ne faccio una questione di coppie etero vs coppie omosessuali,
perché esistono coppie etero a cui, in tutta sincerità, non
affiderei nemmeno il gatto che non ho, figurarsi un bambino, ma di
sensibilità e desiderio di crescere un essere umano nel modo
migliore possibile. Al massimo mi interrogo sui casi di bambini nati
da donatore (tema che riguarda comunque anche casi differenti dalle
coppie omosessuali), perché credo che ognuno di noi abbia una
naturale e inevitabile curiosità di sapere da dove viene, perché ha
capelli biondi o gli occhi castani, da chi ha preso l’altezza e
così via. Ma, di nuovo, dovrei andare molto più in profondità.
Quando andrò in pensione (se mai la mia generazione riuscirà in una
tale impresa), mi piacerebbe seguire un corso di psicologia per la
terza età.
Numero
chiuso in tutte le Facoltà, non solo in quelle mediche
Favorevole.
In verità le facoltà che richiedono il superamento di un test sono
numerose: basti pensare a ingegneria o a biotecnologia. Io ho
frequentato a suo tempo la Bocconi, e per accedere al corso di laurea
in intermediari finanziari ho dovuto superare il test che ha permesso
solo a 300 di noi di entrare. Le regole del gioco mi erano chiare e
la mia motivazione nel prepararmi è stata di conseguenza massima.
Forse, quando si studia sodo per entrare in una facoltà fortemente
desiderata, poi la motivazione per portare a termine con successo un
certo percorso è maggiore di chi si ritrova iscritto a un’università
senza nemmeno battere ciglio.
Preferisce...?
Rilassarsi
o fare attività fisica
In
momenti diversi, mi piacciono entrambe le cose
Mare
o montagna
tendenzialmente
mare, ma ho sempre amato la montagna d’inverno, essendo una
sciatrice, senza contare che mio marito mi ha fatto scoprire anche
l’amore per la montagna in estate
Scrivere
a mano o a computer
A
computer, sono molto più veloce
Pizza
o sushi
Pizza.
Non sono una grande amante del sushi
Inghilterra
o Stati Uniti
Inghilterra
preBrexit, ahimè…
Vacanze
prenotate o on the road
Prenotate,
o almeno ben pianificate. Sono una persona piuttosto organizzata, nel
caso non si fosse capito. ;-)
Passiamo
alle domande sul suo alter ego da scrittrice:
Cosa
l’ha ispirata a tal punto da farla mettere al computer e iniziare a
scrivere un libro?
La
stragrande maggioranza delle persone che arrivano alla scrittura lo
fanno con cognizione di causa. Gente che ha sempre scritto o sognato
di scrivere. Io, francamente, non mi ero mai posta il problema.
Scrivevo bei temi, riempivo pagine e pagine di diari, ma non sono mai
andata oltre. Poi è arrivata la necessità di staccare la spina e di
liberarmi dallo stress che comporta una professione come la mia, e mi
sono trovata a scrivere. Ogni volta che termino la stesura di un
romanzo c’è però sempre la stessa incredulità della prima volta,
perché non mi è del tutto chiaro come ho fatto ad arrivare sin qui,
con così tanti romanzi sulla mia libreria.
Lavora
ai suoi libri con costanza o solo nel tempo libero, con l’ispirazione
giusta?
Avendo un lavoro impegnativo e una famiglia a cui stare dietro, non è
davvero questione di ispirazione ma di tempo. Scrivo quando posso e
cerco di essere il più produttiva possibile nel breve tempo che ho
da dedicare alla scrittura.
Qual
è il suo writing spot preferito?
Dove
capita. Non sono “choosy”. Ho scritti romanzi interi direttamente
sulla poltrona della sala. Purché abbia una buona colonna sonora di
sottofondo, tutto il resto è un di più.
C’è
una stagione in cui scrive meglio delle altre?
No,
mi è indifferente. Ogni stagione ha i suoi vantaggi e svantaggi.
Spenderebbe
due parole su Jennifer e Ian, i protagonisti di “Ti
prego lasciati odiare”?
Come li descriverebbe?
Come
due zucconi destinati a trascorrere il resto dei loro giorni a
scornarsi, sebbene con amore.
È
rimasta colpita dal successo che ha avuto “Ti
prego lasciati odiare”?
Sono
rimasta così colpita che sono passati ormai cinque anni e io sono
sempre piuttosto incredula. Davvero, non me lo sarei mai immaginata.
Personalmente,
una delle sue storie che mi è piaciuta di più è stata “Come
inciampare nel Principe Azzurro”.
Perché ha ambientato la storia in Sud Corea?
Perché
ho coltivato per tanti anni una certa passione per i drama coreani.
Li guardavo con sottotitoli inglesi più di dieci anni fa, quando
ancora non se li filava nessuno in Europa. Pian piano l’interesse è
scemato quasi del tutto ma mi è rimasta una profonda conoscenza
della società sud-coreana e ho voluto darle un senso che andasse
oltre il mero poter scegliere un valido fondo di investimento
specializzato in azioni coreane.
Ad
un certo punto ha abbandonato il mondo degli adulti per scrivere una
serie di storie ambientate all’università. Non a caso alla Bocconi
(ride n.d.r). Come mai il cambio di fascia di età?
Mi
sono detta: scrivi un romanzo finché hai ancora l’età giusta per
ricordarti cosa sia stata l’esperienza universitaria! In effetti,
più passano gli anni e più certi episodi si dimenticano…
Al
momento abbiamo la storia di Seb e Lavinia e quella di Giada e
Ariberto. Ma le amiche erano tre, giusto? Non vuole dare un lieto
fine anche ad Alessandra?
Per
il momento no, non credo che scriverò la storia di Alessandra. Seguo
sempre l’intuito quando si tratta di scegliere cosa raccontare e
direi che quel treno è ormai passato.
Alla
base di “E’
solo una storia d’amore”
c’è il dibattito fra chi dice che il romance è un genere e chi al
contrario, lo considera a stento. Si è trovata in mezzo a una
discussione simile e da lì è nato il libro? Se no, da dove ha preso
l’ispirazione per quella storia?
Quando
ho iniziato la stesura del romanzo non ero pienamente cosciente di
volermi addentrare così in profondità nel tema. Si vede che l’aver
sentito tante campane diverse sul romance mi ha spinto a maturare una
mia opinione a riguardo e a volerla rendere concreta. Inoltre, mi
sono sempre sentita piuttosto differente dall’idea di scrittrice
rosa che ha la maggior parte della gente: sono concreta, con i piedi
per terra, poco sdolcinata, senza contare che l’effetto leva di un
warrant associato alla quotazione di una spacmi entusiasma molto più
di quanto riuscirà mai a fare un Christian Grey.
Eppure
scrivo storie d’amore.
Credo
che aver messo nero su bianco questa storia abbia aiutato me per
prima a liberarmi di certi pregiudizi su come debbano essere le
scrittrici e le lettrici di rosa.
Il
suo lavoro più recente è “Un
imprevisto chiamato amore”.
Perché qualcuno dovrebbe leggerlo? Non nel senso che è brutto (ride
n.d.r.), suona male detto così. Nel senso, cosa cerco se leggo
questa storia?
Quando
si iniziano a raccontare storie si parte sempre da quello che si
conosce meglio. Nel mio caso si trattava di ragazze in carriera,
impegnate a bilanciare vita professionale e affettiva. Ma più si va
avanti e più un autore ha la curiosità di andare al di là di
quello che è la sua “comfort zone”. Il personaggio di Jordan,
che parte affermando di volersi sposare per soldi, è esattamente
questo: una specie di provocazione per chi, come me, crede molto
nell’emancipazione femminile e nella necessità di avere più donne
in settori chiave. Tante lettrici mi hanno scritto di sentirsi
esattamente come Jordan, ovvero di essere ridotte a fare un lavoro
che non le appaga, senza la convinzione di avere sul serio la forza
necessaria per cambiare – da sole – la propria vita. Ecco, spero
di aver dato loro un po’ di fiducia. Una piccolissima spinta verso
quello che desiderano davvero. Trovo quindi che sia il romanzo ideale
per chi abbia voglia di rimettersi in gioco e di dimostrare a se
stesso che si può sempre cambiare.
Qual
è il suo personaggio maschile preferito e perché?
Gli
autori amano tutti i propri protagonisti, magari apprezzando
caratteristiche differenti di ognuno. Dovendo proprio fare una
scelta, diciamo che sulla carta subisco moltissimo il fascino di un
testone come Ryan (Finché amore non ci separi), ma nella vita reale
ho optato per il mio personale Sebastiano (L’amore non è mai una
cosa semplice). Ebbene sì, anche in casa mia ci sono molti più
computer che esseri umani e il server è una cosa stranissima appesa
al muro che ha montato pezzo per pezzo la mia dolce metà.
Se
potesse scambiarsi con una delle sue protagoniste, chi sarebbe e
perché?
Mi
piacerebbe moltissimo saper portare i tacchi alti come Kayla. Ogni
tanto fingo che le mie scarpe rasoterra siano una scelta saggia,
visto che sono molto alta, ma se fossi davvero in grado di zampettare
per la città con un bel tacco lo farei molto volentieri.
Al
momento sta lavorando a qualcosa di nuovo? Ci può anticipare
qualcosina?
Ho
terminato la stesura della storia di Julie, una delle amiche
scrittrici di Laurel, e ora sto cercando di capire cosa farne di Alex
e Norman. :-P
Per
fortuna o per sfortuna stiamo giungendo al termine…
Qual
è il suo motto?
Life
is better when you’re laughing.
;-) (La vita è meglio quando stai ridendo – n.d.r)
Un
consiglio che darebbe alle scrittrici emergenti?
Sembrerà
paradossale, ma io consiglio sempre di non prendersi troppo sul
serio. Né se stessi né i propri libri.
Un
saluto alle sue lettrici….?
Mi
mancano sempre un po’ le parole per esprimere a fondo la
riconoscenza che sento verso chi mi segue con così tanto affetto.
Siete speciali!!!
Grazie
per averci dedicato un po’ del suo tempo. Sono davvero felice di
avere avuto l’opportunità di poterla intervistare e che le sue
seguaci abbiano l’occasione di leggere qualche curiosità su di lei
e sui suoi libri.
Sperando
di rivederla presto sugli scaffali delle librerie, anche noi dal blog
la salutiamo.
Grazie
del tempo che mi avete dedicato!
Allora
ragazze, come potete vedere, la Premoli è stata più che disponibile
a rispondere alle nostre numerosissime domande.
Spero
che la prima intervista della rubrica vi sia piaciuta… chi avrò
intervistato per il secondo appuntamento? ;) vediamo chi indovina!
Alla
prossima!
Marcella Ilardo
*Prossimo appuntamento il 6 novembre.
*Prossimo appuntamento il 6 novembre.
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