Trisha
Ashley torna, dopo 12 giorni a Natale, con la Casa dei sogni, un
nuovo romanzo tutto al femminile che più romanzo rosa definirei
originale e diverso dal solito: poche volte mi trovo in difficoltà
nel dire se un libro mi è piaciuto o meno ma con questo ho fatto
davvero fatica, una volta finito, a dire un sonoro “sì, l’ho
amato” oppure “no, mai più questa autrice”.
Partiamo con ordine: non ci sono dei protagonisti principali, o meglio ci sono tre storie di donne che andranno a intrecciarsi pagina dopo pagina, mettendo in relazione passato e presente ma non la storia d’amore che ci si può aspettare leggendo la trama; infatti essa non è il cuore e punto focale del libro, tutt’altro, è una piacevole storia che cresce pian piano e fa da sfondo alle storie di queste tre donne indipendenti che per evitare spoiler non dirò i nomi. Il tema principale di tutto il libro è l’arte e sarà proprio l’arte a far ritrovare i due personaggi: Carey e Angel.
Partiamo con ordine: non ci sono dei protagonisti principali, o meglio ci sono tre storie di donne che andranno a intrecciarsi pagina dopo pagina, mettendo in relazione passato e presente ma non la storia d’amore che ci si può aspettare leggendo la trama; infatti essa non è il cuore e punto focale del libro, tutt’altro, è una piacevole storia che cresce pian piano e fa da sfondo alle storie di queste tre donne indipendenti che per evitare spoiler non dirò i nomi. Il tema principale di tutto il libro è l’arte e sarà proprio l’arte a far ritrovare i due personaggi: Carey e Angel.
Carey,
un bellissimo ragazzo dai capelli rossi e occhi viola, sta annegando,
perdendo lavoro, fidanzata e quello che ha di più chiaro fin quando
un avvocato si presenta nell’ospedale dove è ricoverato per dirgli
che ha ricevuto in eredità una grande casa di famiglia, Mossby.
Mossby
è un enorme rudere che necessita di essere ristrutturato e chi
meglio di Carey che ha basato la sua carriera sulla ristrutturazione
delle case può portare a termine questo compito?
Per
le vetrate però, coinvolgerà la sua amica di infanzia, Angel: una
ragazza abbastanza nota nel mondo degli artisti del vetro; fidanzata
con uno dei maestri del campo dell’arte e della lavorazione del
vetro.
“Non
potevo negare che lui sarebbe sempre stato speciale per me, come
quando il cuore mi è balzato nel petto al suono della sua voce”.
“Mi
accorsi che nel suo sguardo c’era una richiesta di aiuto sincera:
aveva davvero bisogno di me. E poi era una coincidenza così strana,
come se fosse stato il destino a organizzare tutto…”
Il
libro si svolge molto attorno alla figura di Angel, del suo lavoro e
della passione che mette nel farlo, con un linguaggio tecnico e
preciso riguardo alle tecniche artistiche. Un’altra peculiarità
del libro è l’alternanza tra presente e passato, che si
intrecciano e arrivano solo alla fine a svelare i vari punti di
incontro e sfatare ogni mistero che si troveranno fino alla fine del
libro.
La
storia d’amore tra Carey e Angel non è il classico colpo di
fulmine o cotta dell’infanzia, è un amore che cuoce a fuoco lento
e che è stato costante per tutto il tempo: le loro vite si sono
separate molto tempo prima, ognuno ha porta avanti la propria vita,
eppure si sono ritrovati dopo anni e lavorando gomito a gomito
l’alchimia e la sintonia che provano l’un per l’altro tornerà
a farsi sentire prepotentemente.
Si
parlerà di amore comunque se riusciremo ad aprire di più i nostri
orizzonti e pensarlo con la A maiuscola: amore inteso come devozione;
l’amore inteso come complicità e forza d’animo di star vicino e
sorreggere chi vogliamo bene.
Non
si tratta comunque di un romanzo angosciante e triste, tutt’altro:
nonostante le storie delle donne di questo libro, l’autrice è
riuscita a far emergere la debolezza delle donne che si trasforma in
forza e voglia di rialzarsi e ripartire. Ogni mistero lascerà sempre
più dubbi, mettendo la voglia nel lettore di leggere pagina dopo
pagina. Amore, redenzione e mistero: Mossby si può definire il luogo
delle seconde possibilità, a volte migliori e più travolgenti delle
prime.
Chiara
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