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5 ott 2018

Io, te, tutto di Catherine Isaac [recensione]

È uscito il 25 settembre “Io, te, tutto” di Catherine Isaac edito Mondadori.
Non avevo mai sentito parlare di questa autrice e non è neanche il tipo di libro che mi ritroverei a comprare per una lettura personale.
Siccome mi è stato chiesto di recensirlo, farò il mio dovere ahah!
Buona lettura!



Io, te, tutto” è una storia un po’ particolare. Non è il tipico romance che inizia con l’incontro e vede lo svilupparsi di una storia d’amore.
I protagonisti, all’inizio di questo libro, hanno già un passato complesso. Si sono incontrati anni prima, si sono innamorati, finchè Jessica non rimane incinta e Adam non è sicuro di volersi fare carico di tutte le responsabilità che la paternità comporta.
Dopo varie vicende si separano, Jessica con il bambino da una parte e Adam dall’altra, riducendo il loro rapporto a videochiamate e visite sporadiche.
Adam è un padre assente che chiama solo quando deve, visita solo quando è obbligato e manda puntualmente l’assegno di mantenimento.
Il punto focale di questo libro, il motivo che costringe Jessica e Adam a passare più di un mese insieme è la malattia della madre di Jessica, ovvero la Corea di Huntington.
Si parla molto di questa malattia, non solo per il motivo sopracitato, ma anche perché c’è il rischio che Jessica l’abbia ereditata e a sua volta l’abbia passata a loro figlio William.
Quando Jessica e Adam si rincontrano non si può dire che sia proprio amore a prima vista.
Adam è un personaggio che commette tanti errori. Ero scettica all’inizio del libro, non sapevo se fosse mai potuto piacermi un personaggio del genere. Infatti, non mi è piaciuto. Nonostante, dopo qualche battuta d’arresto, Adam faccia più o meno di tutto per essere un padre amorevole e presente, ho avuto per tutto il libro la sensazione che si comportasse costantemente come un ragazzino cresciuto controvoglia, che si prende le sue responsabilità perché ad un certo punto capisce di averla fatta decisamente troppo fuori dal vaso.
Dal canto suo, Jessica è una donna molto forte, cresce suo figlio da sola facendo quel che può, cercando di essere madre e padre per i primi dieci anni della sua vita, nonostante combatta contro una madre affetta da una grave malattia del sistema nervoso e contro la possibilità di diventare un giorno come lei.
A dire la verità, sebbene mi abbia tenuto attaccata per un buon 80% perché volevo capire come Adam sarebbe uscito dalla situazione in cui si era cacciato, non lo reputo un libro così bello ed emozionante.
Ad un certo punto ho dovuto interrompere la lettura per fare alcune commissioni ma, una volta tornata a casa, non ho più sentito il bisogno di riprenderla per sapere come andava a finire.
A malincuore devo ammettere che se questo è successo è perché l’autrice non è stata in grado di trasmettere la profondità dei sentimenti che dovrebbe legare i due protagonisti. Non sono rimasta così coinvolta nella lettura da voler fare le tre di notte per finirlo. Si sa, i libri migliori sono quelli per cui non vai neanche in bagno finchè non leggi la parola “fine”.

Marcella

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