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17 ott 2018

Non chiedermi mai perché di Lucrezia Scali [recensione in anteprima]

Un poco alla volta. Come un sorso da una bottiglia di acqua ghiacciata, per non rischiare di congestionarci bisogna berne un poco alla volta. Ed è così che va letto l’ultimo libro della Scali.
È la vigilia di Natale, e Ottavia, Stefano e il loro figlioletto Matteo di 4 anni si apprestano ad uscire di casa per festeggiare con i propri cari. Una famiglia come tante, semplice ma ricca d’amore. Una famiglia che molto presto conoscerà la parola fine. Sulle strade innevate Stefano non vede il sopraggiungere di una macchina e va fuori strada, uccidendo se stesso e il piccolo Matteo. Ottavia si risveglia in un letto d’ospedale, da sola e con ancora impresse le risate del suo piccolo. Ma presto scopre che il suo piccolo uragano non c’è più e che l’amore della sua vita non le terrà più la mano o le accarezzerà la testa quando sta male. Il suo mondo è crollato, la sua vita non esiste più.

Chissà se avevi pensato a me mentre le tue mani perdevano il controllo dell’auto. Chissà se avevi pensato a me nel momento in cui avevi capito che cosa stava accadendo. Chissà se avevi pensato a nostro figlio quando il buio ci aveva sorpresi. Chissà se avevi pensato a me nel momento in cui lottavi per la vita. Chissà se avevi fatto del tuo meglio per restare con me. 
Lo sapeva solo il tuo cuore.”



In questo romanzo accompagneremo Ottavia nelle varie fasi del lutto. Dapprima la negazione, Ottavia continua a non credere a quello che sta succedendo. Vive sempre con la speranza che Matteo e Stefano entrino nella sua stanza e le facciano una sorpresa. Ma così purtroppo non è. Una volta uscita dall’ospedale e ritornata a casa, il colpo al cuore è troppo forte. L’albero di Natale è ancora li, nell’angolo , triste comparsa di una scena strappalacrime. Ben presto la voglia di incolpare qualcuno è troppo forte. Tenta in tutti i modi di incolpare se stessa o Stefano. Pensare che tutto ciò si poteva evitare è molto semplice. Chi le sta accanto, come la madre o la suocera, vedono lentamente una giovane che appassisce sotto il peso cocente delle lacrime. Ottavia non esce più, non dorme più, e piange sempre, in continuazione. Ma come tutte le madri, queste due donne combattono per riportare Ottavia a galla. Ed è così che le protagonista si ritrova a far visita ad uno psicologo che si occupa di questi casi.

Perdonami per non essere stata la madre che avresti voluto, per tutte le volte che desidererai un mio abbraccio e non lo troverai, perdonami per le favole non raccontate, per le lacrime non asciugate. Perdonami per non averti regalato quel giocattolo che mi indicavi tutte le volte al supermercato, perdonami per le caramelle negate e per i troppi no”

Il racconto spazia in continuazione dal presente al passato, raccontandoci i vari momenti più importanti nella vita di questa famiglia. Dal primo incontro fino alla nascita di Mattia. Come tutte le famiglie anche questa ha i suoi momenti di alti e bassi. Ma con l’amore tutto si supera.
Lucrezia Scali in questo libro ci porta nei meandri della mente pronta ad affrontare una forte perdita. Raccontare tutto ciò dev’essere stato un’importante sfida. E ci è riuscita alla grande. Mi sono trovata a piangere sempre, costantemente. A cercare di immedesimarsi in Ottavia, a capire come si supera una tragedia così grande. Se ci si riesce. I temi sono forti e toccanti. Sono riuscita a toccare con mano questa tristezza, a sentire ogni emozione sulla mia pelle. Il cuore mi si è sgretolato. Ma pian piano si è riformato. Perché una grande lezione l’ho imparata. Il dolore è sempre dietro l’angolo, non bisogna vivere con la speranza che tutto vada sempre per il meglio. Viviamo il presente come un dono, perché è meglio amare un po’ che non amare affatto.

Cerca là fuori un uomo che ti lasci il biscotto con più gocce di cioccolato, o magari anche l’ultimo della confezione. 
Che scriva ancora biglietti d’amore e che la sera si addormenti con la mano sopra una qualunque parte del tuo corpo. 
Che sia adulto, ma che sia anche capace 
di farti ridere come un bambino. 
Che non regali gioielli, vizi e superficialità, perché lui la ricchezza ce l’ha dentro”.

Giovanna

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