Un
poco alla volta. Come un sorso da una bottiglia di acqua ghiacciata,
per non rischiare di congestionarci bisogna berne un poco alla volta.
Ed è così che va letto l’ultimo libro della Scali.
È
la vigilia di Natale, e Ottavia, Stefano e il loro figlioletto Matteo
di 4 anni si apprestano ad uscire di casa per festeggiare con i
propri cari. Una famiglia come tante, semplice ma ricca d’amore.
Una famiglia che molto presto conoscerà la parola fine. Sulle strade
innevate Stefano non vede il sopraggiungere di una macchina e va
fuori strada, uccidendo se stesso e il piccolo Matteo. Ottavia si
risveglia in un letto d’ospedale, da sola e con ancora impresse le
risate del suo piccolo. Ma presto scopre che il suo piccolo uragano
non c’è più e che l’amore della sua vita non le terrà più la
mano o le accarezzerà la testa quando sta male. Il suo mondo è
crollato, la sua vita non esiste più.
“Chissà
se avevi pensato a me mentre le tue mani perdevano il controllo
dell’auto. Chissà se avevi pensato a me nel momento in cui avevi
capito che cosa stava accadendo. Chissà se avevi pensato a nostro
figlio quando il buio ci aveva sorpresi. Chissà se avevi pensato a
me nel momento in cui lottavi per la vita. Chissà se avevi fatto del
tuo meglio per restare con me.
Lo sapeva solo il tuo cuore.”
In questo romanzo accompagneremo Ottavia nelle varie fasi del lutto. Dapprima la negazione, Ottavia continua a non credere a quello che sta succedendo. Vive sempre con la speranza che Matteo e Stefano entrino nella sua stanza e le facciano una sorpresa. Ma così purtroppo non è. Una volta uscita dall’ospedale e ritornata a casa, il colpo al cuore è troppo forte. L’albero di Natale è ancora li, nell’angolo , triste comparsa di una scena strappalacrime. Ben presto la voglia di incolpare qualcuno è troppo forte. Tenta in tutti i modi di incolpare se stessa o Stefano. Pensare che tutto ciò si poteva evitare è molto semplice. Chi le sta accanto, come la madre o la suocera, vedono lentamente una giovane che appassisce sotto il peso cocente delle lacrime. Ottavia non esce più, non dorme più, e piange sempre, in continuazione. Ma come tutte le madri, queste due donne combattono per riportare Ottavia a galla. Ed è così che le protagonista si ritrova a far visita ad uno psicologo che si occupa di questi casi.
Lo sapeva solo il tuo cuore.”
In questo romanzo accompagneremo Ottavia nelle varie fasi del lutto. Dapprima la negazione, Ottavia continua a non credere a quello che sta succedendo. Vive sempre con la speranza che Matteo e Stefano entrino nella sua stanza e le facciano una sorpresa. Ma così purtroppo non è. Una volta uscita dall’ospedale e ritornata a casa, il colpo al cuore è troppo forte. L’albero di Natale è ancora li, nell’angolo , triste comparsa di una scena strappalacrime. Ben presto la voglia di incolpare qualcuno è troppo forte. Tenta in tutti i modi di incolpare se stessa o Stefano. Pensare che tutto ciò si poteva evitare è molto semplice. Chi le sta accanto, come la madre o la suocera, vedono lentamente una giovane che appassisce sotto il peso cocente delle lacrime. Ottavia non esce più, non dorme più, e piange sempre, in continuazione. Ma come tutte le madri, queste due donne combattono per riportare Ottavia a galla. Ed è così che le protagonista si ritrova a far visita ad uno psicologo che si occupa di questi casi.
“Perdonami
per non essere stata la madre che avresti voluto, per tutte le volte
che desidererai un mio abbraccio e non lo troverai, perdonami per le
favole non raccontate, per le lacrime non asciugate. Perdonami per
non averti regalato quel giocattolo che mi indicavi tutte le volte al
supermercato, perdonami per le caramelle negate e per i troppi no”
Il
racconto spazia in continuazione dal presente al passato,
raccontandoci i vari momenti più importanti nella vita di questa
famiglia. Dal primo incontro fino alla nascita di Mattia. Come tutte
le famiglie anche questa ha i suoi momenti di alti e bassi. Ma con
l’amore tutto si supera.
Lucrezia
Scali in questo libro ci porta nei meandri della mente pronta ad
affrontare una forte perdita. Raccontare tutto ciò dev’essere
stato un’importante sfida. E ci è riuscita alla grande. Mi sono
trovata a piangere sempre, costantemente. A cercare di immedesimarsi
in Ottavia, a capire come si supera una tragedia così grande. Se ci
si riesce. I temi sono forti e toccanti. Sono riuscita a toccare con
mano questa tristezza, a sentire ogni emozione sulla mia pelle. Il
cuore mi si è sgretolato. Ma pian piano si è riformato. Perché una
grande lezione l’ho imparata. Il dolore è sempre dietro l’angolo,
non bisogna vivere con la speranza che tutto vada sempre per il
meglio. Viviamo il presente come un dono, perché è meglio amare un
po’ che non amare affatto.
“Cerca
là fuori un uomo che ti lasci il biscotto con più gocce di
cioccolato, o magari anche l’ultimo della confezione.
Che scriva ancora biglietti d’amore e che la sera si addormenti con la mano sopra una qualunque parte del tuo corpo.
Che sia adulto, ma che sia anche capace
di farti ridere come un bambino.
Che non regali gioielli, vizi e superficialità, perché lui la ricchezza ce l’ha dentro”.
Che scriva ancora biglietti d’amore e che la sera si addormenti con la mano sopra una qualunque parte del tuo corpo.
Che sia adulto, ma che sia anche capace
di farti ridere come un bambino.
Che non regali gioielli, vizi e superficialità, perché lui la ricchezza ce l’ha dentro”.
Giovanna
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