Questa
è la storia di un amore. Ma non di quelle convenzionali . È la
storia di un amore tra una madre e suo figlio. Scott ha 19 anni e da
quando ne aveva 7 combatte contro una malformazione congenita del
cuore. Dopo aver subito un trapianto sembra essersi ripreso, ma dopo
un po’ di anni il problema si è ripresentato. Josie è stata
abbandonata dal compagno e cresce Scott da sola. Una volta scoperta
la malattia del figlio si dedica anima e corpo a trovare delle cure
che permettano a entrambi di vivere un’esistenza tranquilla.
“Sembra
che non possa esserci gioia senza dolore, e non si può vivere senza
la prospettiva della morte, anche se cerchiamo di ribellarci. È
quella che dà forma e grazia alle nostre vite”
La
gioia di vivere, la voglia di buttarsi a capofitto nelle cose vengono
calpestati selvaggiamente dalla scoperta che questa volta il cuore
del protagonista non potrà reggere. I dottori sono unanimi
nell’affermare che a Scott mancano pochi mesi di vita. Ma il nostro
protagonista non si deprime e cerca in tutti i modi di trovare un
compagno per la madre. Josie ha sempre vissuto con il figlio, non
conosce il romanticismo o le coccole, quindi è arida sotto il punto
di vista sentimentale.
Ma
per far contento Scott ci prova e incomincia ad uscire con vari
candidati.
“In
lui non coglieva mai il terrore che provava lei stessa al pensiero
che la sua vita potesse non essere infinita. Anzi, sembrava
attraversare ogni giorno con una specie di gioia leggera e rassegnata
che lei trovava inspiegabile"
Inverno,
primavera, estate, autunno e poi di nuovo inverno. I vari capitoli si
alternano come le stagioni, e così come le stagioni rappresentano
emozioni e sentimenti nuovi e diversi.
Cercare
di immedesimarsi nella madre, è stato molto facile. Anche io come
Josie, avrei combattuto sempre e per sempre. Le madri non potrebbero
mai sopportare di sopravvivere ai figli. Perderli è un dolore
atavico, mostruoso, ti consuma senza lasciarti nulla. Peggio se
affrontare tutto ciò da sole, senza un marito che ti supporti e
sopporti. Josie ha un lavoro, ma il suo vero lavoro è cercare di
tenere lontano Scott da qualsiasi infezione o malanno. Vivere
perennemente in questo stato non permette di vivere. Ne a lei ne a
Scott.
Scott
ha dalla sua la voglia di vivere, di fare anche una piccola cosa che
lasci la sua impronta nel mondo. Vivere però sempre sotto una
campana di vetro è oppressivo e soffocante. Si sente bloccato, e
molte volte se la prende con Josie.
Il
loro è un rapporto di amore puro che può evolvere in odio. Odio è
una parola molto forte, ma sentirsi in catene, legati ad una malattia
e al proprio genitore/figlio comporta il disprezzare quella vita.
“Si
chiese, e non per la prima volta, perché fosse stato scelto per quel
fardello, perché fosse stata scelta lei. La malattia era sorta a
milioni di chilometri, aveva aleggiato sul mondo e poi era
precipitata giù come un meteorite, acuminato e letale. La ferita
mortale avrebbe potuto essere inflitta a qualcuno che se lo meritava,
un assassino di bambini.”
Non
piangere mentre si legge è un po’ impossibile. La voglia
instancabile di credere che qualcosa di buono possa accadere è
insito in ognuno di noi. Le cose belle accadono, le possiamo
ritrovare un po’ ovunque.
E
se davvero la nostra vita è segnata, se il lasso di tempo a
disposizione è poco, allora dovremmo fare tutti come Scott: avere
accanto persone positive e che ci facciano provare la bellezza della
vita. Sopravvivere è la parte difficile, il peso sulle nostre
spalle, il dolore eterno.
GIOVANNA
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