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4 ott 2018

Prima di dirsi addio di Madeleine Reiss [recensione]

Questa è la storia di un amore. Ma non di quelle convenzionali . È la storia di un amore tra una madre e suo figlio. Scott ha 19 anni e da quando ne aveva 7 combatte contro una malformazione congenita del cuore. Dopo aver subito un trapianto sembra essersi ripreso, ma dopo un po’ di anni il problema si è ripresentato. Josie è stata abbandonata dal compagno e cresce Scott da sola. Una volta scoperta la malattia del figlio si dedica anima e corpo a trovare delle cure che permettano a entrambi di vivere un’esistenza tranquilla.


Sembra che non possa esserci gioia senza dolore, e non si può vivere senza la prospettiva della morte, anche se cerchiamo di ribellarci. È quella che dà forma e grazia alle nostre vite”



La gioia di vivere, la voglia di buttarsi a capofitto nelle cose vengono calpestati selvaggiamente dalla scoperta che questa volta il cuore del protagonista non potrà reggere. I dottori sono unanimi nell’affermare che a Scott mancano pochi mesi di vita. Ma il nostro protagonista non si deprime e cerca in tutti i modi di trovare un compagno per la madre. Josie ha sempre vissuto con il figlio, non conosce il romanticismo o le coccole, quindi è arida sotto il punto di vista sentimentale.
Ma per far contento Scott ci prova e incomincia ad uscire con vari candidati.

In lui non coglieva mai il terrore che provava lei stessa al pensiero che la sua vita potesse non essere infinita. Anzi, sembrava attraversare ogni giorno con una specie di gioia leggera e rassegnata che lei trovava inspiegabile"

Inverno, primavera, estate, autunno e poi di nuovo inverno. I vari capitoli si alternano come le stagioni, e così come le stagioni rappresentano emozioni e sentimenti nuovi e diversi.
Cercare di immedesimarsi nella madre, è stato molto facile. Anche io come Josie, avrei combattuto sempre e per sempre. Le madri non potrebbero mai sopportare di sopravvivere ai figli. Perderli è un dolore atavico, mostruoso, ti consuma senza lasciarti nulla. Peggio se affrontare tutto ciò da sole, senza un marito che ti supporti e sopporti. Josie ha un lavoro, ma il suo vero lavoro è cercare di tenere lontano Scott da qualsiasi infezione o malanno. Vivere perennemente in questo stato non permette di vivere. Ne a lei ne a Scott.
Scott ha dalla sua la voglia di vivere, di fare anche una piccola cosa che lasci la sua impronta nel mondo. Vivere però sempre sotto una campana di vetro è oppressivo e soffocante. Si sente bloccato, e molte volte se la prende con Josie.
Il loro è un rapporto di amore puro che può evolvere in odio. Odio è una parola molto forte, ma sentirsi in catene, legati ad una malattia e al proprio genitore/figlio comporta il disprezzare quella vita.

Si chiese, e non per la prima volta, perché fosse stato scelto per quel fardello, perché fosse stata scelta lei. La malattia era sorta a milioni di chilometri, aveva aleggiato sul mondo e poi era precipitata giù come un meteorite, acuminato e letale. La ferita mortale avrebbe potuto essere inflitta a qualcuno che se lo meritava, un assassino di bambini.”

Non piangere mentre si legge è un po’ impossibile. La voglia instancabile di credere che qualcosa di buono possa accadere è insito in ognuno di noi. Le cose belle accadono, le possiamo ritrovare un po’ ovunque.
E se davvero la nostra vita è segnata, se il lasso di tempo a disposizione è poco, allora dovremmo fare tutti come Scott: avere accanto persone positive e che ci facciano provare la bellezza della vita. Sopravvivere è la parte difficile, il peso sulle nostre spalle, il dolore eterno. 
 
GIOVANNA

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